Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte De l'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminato Spazio di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo, ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa Infinità s'annega il pensier mio: E 'l naufragar m'è dolce in questo mare. | un click qui per un ingrandimento del manoscritto autografo (Visso, Archivio Comunale) |
Testo tratto dal secondo manoscritto autografo (Visso, Archivio Comunale) lo so, a molti verranno in mente le tediose giornate di studio eppure io AMO questa poesia mi ha sempre trasmesso un senso di quiete e, per l'appunto, d'infinito. Ve la dedico perché tutti noi abbiamo bisogno di aprire all'infinito i nostri pensieri ed i nostri sguardi. Con affetto Jo |
martedì 31 maggio 2011
l'infinito
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